giovedì 1 novembre 2007

Il pacchetto sicurezza e le leggi "ad criminem".

E' una pessima abitudine, quella della politica italiana, di attendere sempre troppo prima di agire concretamente per risolvere un problema. La stessa cosa si è verificata nel nostro Comune in materia di immigrazione, ma altri esempi si possono ricercare nella memoria storica.
E' sicuramente noto a tutti il tragico fatto di cronaca nera accaduto ieri a Roma, l'ennesimo caso di violenza efferata compiuto da un extracomunitario ai danni di un nostro connazionale. E dopo poche ore il Governo, sull'onda emozionale (e per evitare probabilmente ulteriori perdite di consensi) decide di trasformare il cd. "Pacchetto sicurezza" da una serie di disegni di legge in decreti legge immediatamente applicabili. Questo comportamento, però, non è (o meglio non dovrebbe essere) assolutamente "normale": il fatto stesso che si sia intervenuti con un decreto legge dimostra l'esistenza di casi di "necessità ed urgenza" dipendenti in buona parte dalla sottovalutazione e dalla trascuratezza di una serie di problematiche che interessano il nostro territorio da diverso tempo.
La soluzione da adottare al più breve non è tanto la creazione di nuove leggi penali o l'inasprimento delle pene di quelle esistenti, ma una certa e corretta applicazione delle stesse. Inasprire le pene astratte non comporta alcun risultato utile senza la certezza di una applicazione di quella pena in concreto, diversamente si finisce per svilire la funzione specialpreventiva e generalpreventiva.
Per questo il contenuto del Pacchetto sicurezza è solo un tampone, troppo piccolo, alle enormi falle presenti nel nostro sistema di giustizia.
Il "giro di vite" previsto dal Governo riguarda, tra l'altro, la possibilità di espellere anche cittadini comunitari dal territorio italiano, ma le lacune normative e sistematiche che rendono quasi inefficace l'allontanamento dal territorio italiano dei cittadini extracomunitari clandestini si estende anche a questa nuova ipotesi. Ben pochi infatti una volta ricevuto il decreto di espulsione lo ottemperano, con l'aggravante che per i cittadini comunitari il termine per uscire dal territorio italiano non è di 5 giorni bensi di 30. Ancora una volta, quindi, assistiamo alla creazione di leggi propagandistiche ma di dubbia utilità pratica..e purtroppo, ancora una volta, la soluzione del problema viene rimandata..

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