venerdì 25 gennaio 2008

L'ultimo ricatto


Finalmente qualcuno ha deciso di staccare la spina a questo Governo verso il quale da tempo i suoi componenti si accanivano terapeuticamente per mantenerlo in vita. Peccato però che la decisione di uscire dalla maggioranza da parte dell'Udeur (con la conseguenza di far cadere il Governo) sia dipeso da fatti che hanno molto poco del politico in senso nobile, ma, al contrario, riguardano fatti personali politicizzati. La situazione non è crollata per motivi inerenti alla irrealizzabilità del programma o alla visione conflittuale degli obiettivi dei vari partiti che componevano la maggioranza (dai liberali moderati di Dini agli estremisti di sinistra come Turigliatto), ma per una sorta di ripicca, di vendetta per aver osato ostacolare gli interessi partitocratici difesi dall'ormai noto motto "così fan tutti..."
Raggiunto il risultato liberatorio dalla morsa stritolante del Governo Prodi si rischia di ignorare (a torto) il percorso che ci ha portato a questo punto. Già da tempo, infatti, i componenti della maggioranza mostravano chiari segni di insofferenza, da Dini, ai Comunisti, e fino allo stesso Veltroni, che recentemente aveva dichiarato di voler "correre da solo", in ogni caso, con il Partito Democratico, affermando implicitamente l'impossibilità di ripetere un'esperienza di Governo così "variegata", senza però alcuna assunzione di responsabilità da parte di nessuno, di una decisione coerente con i propri stati d'animo ed esternazioni.
Fin dall'inizio Prodi ha dovuto mediare o, meglio, cedere ai ricatti e alle pretese dei suoi alleati, portando il Paese nello stato disastroso in cui si trova, cercando disperatamente di tenere uniti interessi e visioni completamente diversi e spesso conflittuali.
E' importante, invece, trarre le opportune conclusioni da questa vicenda, perchè ciò che si può affermare con certezza è che l'unico pungolo idoneo a smuovere una situazione paradossale e incompatibile con il bene del Paese e sorda di fronte alla voce dei cittadini è l'interesse particolare del singolo uomo politico o del suo partito.

Enrico Belletti

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